In un momento in cui il progresso tecnologico e la digitalizzazione sono essenziali per la competitività delle nostre imprese, il Piano Transizione 5.0 introduce nuove barriere che rischiano di penalizzare proprio le realtà più piccole e agili del nostro tessuto economico.
Il principio DNSH (Do No Significant Harm), concepito per garantire che le attività economiche non danneggino l’ambiente, è un obiettivo nobile e condivisibile. Tuttavia, la richiesta di una dichiarazione vincolante, con potenziali risvolti penali in caso di errore, rappresenta una sfida insormontabile per le micro e piccole imprese, spesso prive di strutture di controllo interno in grado di gestire simili complessità.
Questa misura, inserita all’interno di un impianto burocratico già di per sé complicato, rischia di escludere proprio quelle aziende che più avrebbero bisogno di supporto per innovare e competere sul mercato globale. Una discriminazione che può tradursi in una marginalizzazione crescente, con il pericolo concreto di perdita di posti di lavoro e di un impoverimento del nostro prezioso tessuto produttivo.
FederItaly ribadisce la propria preoccupazione: così come è stato concepito, il Piano Transizione 5.0 rischia di allontanare le nostre micro e piccole imprese dal percorso di innovazione e sviluppo, anziché sostenerle. In un contesto così complesso, la necessità di agevolazioni su misura, che tengano conto delle specificità e delle risorse limitate delle PMI, non è mai stata così urgente.
Difendiamo il 100% Made in Italy e chiediamo misure più eque e accessibili per tutte le imprese, affinché nessuno resti indietro nella sfida dell’innovazione.
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